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Sos arbitri di calcio a Brescia: non c’è ricambio generazionale

 

Sos arbitri di calcio a Brescia: non c’è ricambio generazionale, molti pronti a lasciare
di Matteo Carone.

Cercasi giacchette nere disperatamente in tutta Italia, anche a Brescia. Il presidente: «A fine 2021 temo molti addii. E ci sono poche donne»

Cercasi giacchette nere, disperatamente. Con il pallone tornato a rotolare in provincia tra i dilettanti associati alla Federcalcio, preoccupa il calo inverso di chi regolamenta e certifica il gioco: arbitri e assistenti. La “terza squadra in campo”, come la classe suole chiamare se stessa, soffre una profonda crisi vocazionale in tutte le 207 sezioni italiane. Brescia non fa eccezione.

Il programma del presidente Lo Cicero (assistente in Serie A)

Il punto centrale del programma del neoeletto presidente dell’Aia Brescia, Alessandro Lo Cicero, riguarda proprio il reclutamento di nuove leve nel settore.

Un incarico probante per un quarantenne ancora in attività (in Torino-Genoa di venerdì scorso la sua 111ª presenza da guardalinee di A), a maggior ragione dopo due stagioni funestate dalla pandemia:

«I primi mesi sono stati molto impegnativi, ora stiamo ingranando, ma la situazione rimane molto delicata. A Brescia abbiamo 315 associati, osservatori ed arbitri benemeriti compresi: 195 risultano effettivamente in attività, tuttavia 73 sono indisponibili, a causa di congedi o per scadenze dei certificati. A fine 2021, quando la tessera andrà rinnovata, temo che più della metà di quei 73 diano le dimissioni. Già negli anni precedenti al 2020 si registrava una tendenza negativa: abbandonavano circa 10 arbitri a stagione. La perdita di motivazione è una piaga, il Covid l’ha aggravata».

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Ogni settimana abbiamo 215 gare da coprire: una cinquantina le deleghiamo alle sezioni di Chiari e Lovere, ma le oltre 160 rimanenti devono essere smistate tra i nostri 122 effettivi. Mediamente, quindi, ogni nostro affiliato arbitra una partita e mezza a weekend».

Il ricambio generazionale (che non c’è)

Un altro dato medio che non conforta è quello relativo all’età dei tesserati: «Al momento è di 25.7, troppo alta se consideriamo che i 25 sono il limite d’anzianità per entrare a far parte di organici regionali.

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«Il corso provinciale è nel vivo, terminerà sotto Natale, per febbraio dovremmo avere una trentina di ragazzi da lanciare. In primavera ne terremo uno ancora più corposo. Purtroppo, la risposta femminile è ancora bassa, solo 3 le iscritte; al momento abbiamo 8 ragazze bresciane in tutte le categorie: in Lombardia siamo molto indietro rispetto al boom di altre regioni.

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Perché arbitrare?

A conclusione di tutto, rimane una domanda a cui rispondere: perché fare l’arbitro, oggi?

«I motivi teorici sono diversi: il rimborso spese (minimo 30€ a gara) può favorire l’indipendenza economica di un giovane studente. L’ingresso gratuito agli stadi è un’altra carta forte che possiamo giocare. Arbitrare aiuta a crescere come uomo, è acquisizione di responsabilità, sviluppa la personalità.

Ma la teoria è superata dalla pratica, è mettendosi al collo un fischietto che può scattare la passione. Per cui, ora che non esistono più vecchie limitazioni, rispondo con un’altra domanda: perché non provare?».

Notizia originale e completa: brescia.corriere.it

Fotografie di copertina: da archivio ADC Mario Rigamonti

 

Pubblicato il News

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